Trama
La giornalista francese Elsa Casanova (Diane Kruger) è stata presa in ostaggio dai talebani in Afghanistan. Su di lei pende una sentenza di morte che spinge le autorità francesi a inviare una squadra di forze speciali dell'esercito per cercare di liberarla e salvarla dall'imminente esecuzione. Il compito non è facile e i soldati si ritrovano costretti a un lungo inseguimento attraverso un territorio a loro ostile, con i talebani disposti a tutto pur di non farsi scappare la loro prigioniera, sempre più legata ai suoi salvatori.
Approfondimento
RYBOJAD: DAI CORTOMETRAGGI AL PRIMO FILM
Stéphan Rybojad debutta nel cinema dopo un'intera carriere passata dietro la sala di regia dei documentari televisivi. Con il sogno di fare il regista cinematografico sin dall'età di 13 anni, ha cominciato presto a barcamenarsi con le riprese in Super 8 realizzando quasi 200 cortometraggi, che gli hanno permesso di capire come funzionasse il mestiere e di prendere dimestichezza con i mezzi necessari. Così come un capitano di una nave sa ricoprire tutte le mansioni utili a una corretta navigazione, Rybojad lavorando in televisione ha avuto la possibilità di specializzarsi nelle varie attività propedeutiche al mestiere di regista. Passando dall'essere un macchinista al diventare assistente operatore, approda poi alla regia dei documentari, dei video musicali e della pubblicità, tutti lavori che gli permettono di guadagnare i soldi da reinvestire nei cortometraggi che, fedele al suo sogno, continua a dirigere in attesa che arrivasse la possibilità di dirigere il film giusto, cosa che gli accade alle soglie dei quarant'anni. L'esperienza dei documentari gli ha permesso, inoltre, di entrare in contatto con paesaggi inesplorati e selvaggi ma anche con il Ministero della Difesa, scoprendo un universo di uomini tutt'altro che bellicosi e pieni di valori reali, come la solidarietà, il senso del dovere e del sacrificio, in cui la forza del gruppo ha la priorità sulle esigenze individuali. È il 2005 quando Rybojad si imbatte nel gruppo delle Forze Speciali, dirigendo un documentario sulla struttura di comando che regola l'operato di circa 3000 militari francesi, coinvolti in operazioni di norma top secret e che vivono una vita al margine in cui si intrecciano solitudine e anonimato per non mettere a rischio l'esistenza delle persone a loro vicine. Ed è l'incontro con Marius, un istruttore delle Forze Speciali, che gli ha suggerito l'idea di realizzare un film, con protagonisti alcuni dei giovani che sacrificano i loro vent'anni alle esigenze di Stato, che fosse al contempo spettacolo ed emozione, contenente avventura, azione, paesaggi esotici e forti sentimenti umani, tenendo in considerazione gli esempi di Platoon (1986) , Black Hawk Down (2001) e The Hurt Locker (2008), tutti con trame politiche e forti appigli alla realtà.
IN PRIMA LINEA IN TAGIKISTAN
Ambientare la storia in Afghanistan è stata per Rybojad una scelta ovvia. Appassionato sin da piccoli dei libri di Joseph Kessel, il regista ha sempre avuto voglia di visitare il Paese ma varie ragioni gli avevano impedito di farlo. Prima la guerra con i russi e in seguito il regime talebano avevano anche impedito la realizzazione di alcuni documentari televisivi ma l'avvio del processo di ricostruzione sotto l'egida delle Nazioni Uniti ha spinto Rybojad a chiedere i permessi necessari per poter girare in suggestivi paesaggi. L'idea della giornalista prigioniera, invece, è stata suggerita dalle notizie di cronaca che spesso arrivano dai telegiornali e che raccontano di reporter rapiti e presi in ostaggio. Insieme ai militari, i giornalisti sono in prima linea sul fronte e si ritrovano spesso a collaborare con le Forze Speciali, dimostrando di avere competenza e di saper padroneggiare mezzi spessi lontani dal loro settore lavorativo di provenienza. La trama rispecchia i canoni tipici delle favole di una volta: sei cavalieri si ritrovano infatti a dover salvare la principessa catturata dal nemico e per riuscire nella loro missione devono affrontare il regno del male mettendo in pericolo le loro esistenze: una sfida difficile che richiede sacrificio, costanza e perseveranza. Le difficoltà incontrate una volta a Kabul hanno determinato lo spostamento delle riprese in Tagikistan, un paese al confine dell'Afghanistan, per poi spostarsi sull'Himalaya attraverso la vecchia Via della Seta, al crocevia tra Cina, Afghanistan e Pakistan, un percorso popolato da produttori e spacciatori di oppio ed eroina. Per riuscire ad evitare i pericoli che potevano provenire dalle zone del Nepal, Kashmir, Pakistan e Tibet, la troupe ha potuto contare sul supporto dell'esercito francese, presente a Dushanbe, capitale del Tagikistan.
LO SHOCK DELLA FORMAZIONE MILITARE
Prima di iniziare le riprese, tutti gli attori, ad eccezione della protagonista Diane Kruger, hanno seguito un intenso corso di addestramento presso il commando di marines di Lorient in Bretagna, al cospetto dell'istruttore Marius che li ha aiutati a integrarsi con i veri membri delle Forze Speciali e a capire lo spirito di solidarietà che sta alla base del lavoro di squadra. A insaputa degli attori, il regista ha chiesto a 20 soldati, coperti di caschi e cappucci, di far irruzione nella stanza dove gli attori dormivano simulando una retata con tecniche militari, durante la quale il cast si è trovato alle prese con tecniche di combattimento, granate e lacrimogeni che ha ridotto ognuno sotto shock. Questo era l'unico modo per Rybojad di mostrare ai suoi protagonista di cosa sono capaci di fare le Forze Speciali e per ricordare loro che dietro la cordiale apparenza di giovani ragazzotti si tratta di esperti combattenti pronti a tutto per raggiungere lo scopo della loro missione.
A far da consulente sul set è arrivato anche il colonnello Jackie Fouquereau, inviato dal Ministero della Difesa con lo scopo di rendere verosimile ogni sequenza in modo da omaggiare l'intero operato delle forze armate e di garantire la sicurezza. Coordinando i contatti tra le ambasciate francese e afghana, i servizi segreti e gli agenti della polizia locale, Fouquereau è rimasto sempre vigile su nuovi rischi e pericoli che potevano profilarsi all'orizzonte, soprattutto dopo che, proprio il primo giorno di riprese, 25 pericoli talebani erano evasi da un carcere tagiko.
Note
Il debuttante Rybojad sfodera un gusto tipicamente transalpino per la narrazione ellittica, prediligendo sempre la storia alle (pur presenti) emozioni, condite da veniali peccati retorici. Riesce anche a obbedire ai nuovi, spersonalizza(n)ti standard di genere, mettendo in quadro azioni militari con un’elevata aderenza grafica e ritmica al reale, grazie a inquadrature in continuo movimento e a un montaggio frammentario e serrato che ben restituisce l’angoscia schizoide delle incursioni. Operazione riuscita: in Francia i generi sono ancora possibili, vitali e onesti.
Trailer
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Commenti (14) vedi tutti
Un'ora e quaranta minuti di spari
commento di Charlie_FirpoBuon film con il contributo di reali commandos della marina francese. Scena iniziale e morte dello sniper degne di nota. Sull’interpretazione di Raz Degan meglio sorvolare…Ben articolato commento di FilmTV. Se non piace il genere,meglio astenersi.
commento di DecimoNonostante l'insistente esaltazione della vita e del pensiero militare, un buon film soprattutto nella parte finale grazie alla ripresa di panorami di rara bellezza.
commento di ClochardOttimi attori ma completamente sprecati in questo comunque buon film d'azione (a chi piace il genere naturalmente)
commento di LordClamCollage di scene già viste per fare effetto su un pubblico adolescenziale. certo, uno che sta dietro una casa e qualcuno gli viene incontro sparando deve uscire allo scoperto e sparare a sua volta in piedi, che coraggio! Che sprezzo del pericolo! così è più bello da vedere. film per sottosviluppati mentali
commento di eit20Pensavate che solo gli americani potessero fare minchiate del genere? Sbagliavate.
commento di IlNinja....no, il film non "gira"....voto 2
commento di ivcaviccCompletamente ridicolo.
leggi la recensione completa di GattomammoneUna scemenza inverosimile.
commento di corradopBel film d'azione, molto all'americana, ma con la sorpresa che è del vecchio continente... Non sfigura nelle scenografie, scene d'azione e recitazione... Peccato per la trama poco più di un pretesto per girare il film.
commento di gacAllineato alle peggiori boiate americane. Zero trama, zero pathos, zero suspance, zero adrenalina, una vagonata di luoghi comuni dei migliori buoni contro i peggiori cattivi.
commento di OssAzione e avventura in territorio ostico e adrenalina quasi a mille. E la sorpresa è che non si tratta di un film americano…e purtroppo neanche italiano…!!! Gran bello spettacolo!
commento di slim spaccabeccoUn Act of Valor in versione francese ma meno interessante e più drammatico (con tanti momenti di guerra) ma la trama finisce dopo appena 20 minuti. Il resto è solo la fuga. Ritmo elevato
commento di XANDERTrama insulsa ma buon ritmo, ottimi attori, realismo notevole e scenografie semplicemente sensazionali.Ideologicamente assurdo ma tecnicamente delizioso.
commento di chiesaman